Di Andrea Atzori
L'Italia è quello strano paese in cui, quando, in un recente passato, prevaleva l'ideologia comunista, l'opinione pubblica accusava i magistrati di non rispettare il principio costituzionale di uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge; oggi, al contrario, mentre si sperimenta un rigurgito di mentalità fascista, quella stessa opinione pubblica, condanna ancora e sempre la magistratura per il fatto di difendere strenuamente, quel suo diritto-dovere, derivante dall'art.3 della costituzione, di emettere sentenze imparziali, che non tengano conto nè del censo nè della classe sociale di appartenenza dell'imputato. Non solo, ma la condanna proprio nel caso più tipico di un imputato avvezzo a delinquere e a farla sempre franca, proprio perchè riuscito, finora, ad istituire un sistema corruttivo che gli ha consentito di comprare le sentenza con i soldi stessi fregati a fisco ed erario pubblico. Ecco, il popolo italiano ha, veramente, toccato il fondo; perchè lo stesso capo dello Stato, in nome di una stabilità governativa diretta ad affossare la costituzione e di una crisi economica provocata dalla corruzione dilagante nelle istituzioni non più definibili, a questo punto, come democratiche, ha, addirittura ventilato, al condannato de quo, la possibilità di essere graziato.