Di Andrea Atzori
L'Europa non impone all'Italia una riforma costituzionale tanto importante e grave, come questa che incide sulla formazione e sulle funzioni della seconda Camera (il Senato della repubblica), per il semplice fatto che non è di sua competenza, in quanto non rientra tra i poteri che essa può esercitare nei confronti degli Stati suoi membri. L'Ue non è una federazione ma una confederazione di Stati.
I governi nazionali stanno percorrendo questa via, della trasformazione dell'assetto istituzionale dello Stato, da tanti decenni, sull'onda delle spinte demagogiche prodotte dal cataclisma tangentopoli. Non serve nascondere la testa sotto la sabbia. Il riformismo italiano è un fenomeno che nasce come reazione sia agli scandali giudiziari provocati dalla corruzione politica che alla crisi economica innescata dalla stessa.
Anche solo pronunciare la parola riforma, era considerata tabù dall'establishment al potere, prima dello scoppio dello scandalo tangentopoli. Solo dopo, la parola d'ordine generalizzata a livello politico nazionale, è stata "riformare, riformare, sempre e solo, riformare" Perchè? E' presto detto.
Il pretesto delle riforme doveva servire a far credere al popolo peone che tutto sarebbe cambiato, mentre al contrario, tutto doveva rimanere come prima, anzi peggio di prima. Ed infatti, dopo tanti decenni, nonostante la lena con cui i vari esponenti della classe dirigente al potere, hanno, indefessamente, occupato gli organi esecutivi e legislativi, in questa grande opera progettuale di ristrutturazione dell'impalcatura istituzionale statale, poco o nulla è cambiato, se non il salto di qualità del fenomeno corruttivo, per un ovvio particolare, ma qualcosa in più di un semplice dettaglio.
Ogni proposta di legge avanzata dai vari artefici di quest'opera straordinaria che a taluni potrebbe apparire coraggiosa, di lifting della nostra costituzione, si è scontrata con la ferma opposizione della nostra Corte costituzionale, chiamata in causa nella sua veste di guardiana dell'ordine costituzionale, espresso attraverso la carta fondamentale. L'azione intrapresa da questi personaggi, mandati al potere dalla partitocrazia, non era di solo ammodernamento della costituzione e non toccava parti di essa secondarie, ma incideva proprio nel profondo, toccandone la carne viva, fino a farle perdere tutta la sua fisionomia originaria e la funzione che essa esplicava per arginare la marea montante del reazionarismo fascistoide a cui il nostro paese è sempre pericolosamente predisposto.
A parte la considerazione che quasi la totalità delle disposizioni contenute in questa carta, sono di una lungimiranza assoluta, proiettate nel futuro e ancora aspettano una loro concreta attuazione; considerate già superate ed arretrate, prima ancora di essere attuate ed anzi bersaglio di feroci attacchi proprio da parte di coloro che vorrebbero vanificarle al solo fine di riportare le lancette dell'orologio al passato storico ad esse antecedente.
Pare incredibile come il male sia capace di illudere ed ingannare un'intera nazione alla luce del sole, facendo passare per oro colato ciò che, invece, è solo pura spazzatura. Addirittura, con il governo Letta è stata intrapresa, sempre nel nome dello sforzo diretto all'adeguamento dello Stato ai tempi nuovi, un'azione volta all'eliminazione dell'art.138 della costituzione, cioè il presidio fondamentale introdotto dai costituenti, al solo precipuo scopo di impedire che i principi di libertà e democrazia in essa contenuti, potessero essere sovvertiti attraverso l'emanazione di semplici leggi ordinarie.
Insomma, abolendo l'art. 138 cost. avrebbero trasformato la costituzione da rigida in flessibile, dando la stura a tutta la formidabile e incontenibile ansia mal repressa, della classe politica tutta, ormai attestata su posizioni estremistiche frutto di rigurgiti neofascisti, determinata a sfondare il muro eretto dai costituenti a presidio delle istituzioni democratiche. Non vedo, in questo gioco al massacro, alcuna distinzione tra Napolitano, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta o Renzi. Sono tutti uguali.
Espressione di quella metamorfosi di cui è capace il mostro del capitalismo, che come un cavallo imbizzarrito, non sopporta alcun freno alla propria ingordigia e bramosia di ricchezze e poteri. Lo spirito autoritario è sempre frutto della ricerca di un profitto economico illecito, di cui la corruzione politica è un aspetto imprescindibile e un fattore determinante. Per poterlo conseguire senza alcun rischio di doverne rispondere alla legge, l'unico strumento possibile è l'uso del potere legislativo, attraverso cui disfarsi di quell'ostacolo fastidioso.
Eliminare o modificare quelle leggi scomode è l'unico sistema in grado di assicurare loro impunità. Impresa, politica e finanza sono interconnesse e tra loro interdipendenti. Il loro tradimento ai danni della Repubblica, sarà la causa della morte della democrazia ed il ritorno alla barbarie della tirannide.