Di Andrea Atzori
Come ampiamente previsto, il Partito democratico non è riuscito, o meglio, non ha voluto conseguire quel risultato elettorale che gli avrebbe consentito di mettersi alla guida di questo paese in modo sicuro e con ampio margine di vantaggio sugli altri schieramenti politici. E’ praticamente, tutto ben preordinato. Un modo assai strano di complicarsi la vita, già constatato in tante altre occasioni, non può non essere premeditato. Abbiamo assistito alla rottura tra Bersani e Di Pietro, per lo strappo dovuto al sostegno assicurato dal primo al governo Monti. Ma, teniamo conto del fatto che i rapporti tra L’IDV ed il PD si erano già deteriorati anche da prima, quando, nel corso della crisi in cui si dibatteva e languiva l’esecutivo guidato da Berlusconi, all’interno del Partito democratico si era scatenata una battaglia all’ultimo sangue tra correnti di destra che tentavano di ricongiungersi con le originarie formazioni di ispirazione clericale come l’UDC di Casini, e reazionarie come il FLI di Fini, e quelle di sinistra che opponevano una strenua resistenza. Anche la trovata ridicola della riscoperta vena rottamatoria di un gregario con velleità di leader come il sindaco di Firenze Matteo Renzi, luce degli occhi di Santa romana Chiesa, a causa del quale il partito è rimasto bloccato ed impantanato in una logorante e controproducente campagna elettorale c.d. primarie, per la scelta del candidato premier, è da valutare e considerare alla stregua della solita polvere sparsa negli occhi dei cittadini italiani, solo allo scopo di illuderli sulla verità dei disegni che il sovrano detentore del destino della nazione aveva in mente. Il Partito democratico è un partito mai nato, considerato il baratro che separa le sue due anime da cui è costituito. Nell’impossibilità di procedere ad un suo scioglimento, a causa del trauma terribile che provocherebbe nello scenario politico nazionale, un terremoto di immani ed insondabili proporzioni, ci si adatta a sopravvivere, pur di impedire che si ricostituisca una vera maggioranza politica di centrosinistra. L’esito di queste elezioni era, pertanto, facilmente prevedibile. Il risultato più appariscente è la scomparsa di tutte le piccole formazioni politiche, ma, in modo particolare, di tutto lo schieramento di sinistra. A contendersi il posto di pretendente al governo sono rimasti tre partiti, il partito democratico, il PDL e il M5S. A questo punto, considerato che il PD ha decretato la fine della sinistra, l’unico soggetto a cui possa chiedere un sostegno od una alleanza è il partito di Grillo. Cosa che sta tentando, in modo forsennato, di ottenere proprio in questi giorni. Non solo, ma è costretto a farlo proprio nei confronti di colui che, maggiormente, si è reso autore e responsabile di quegli attacchi al Presidente della Repubblica ed alla politica del governo tecnico, che furono lo stesso motivo per cui Bersani voltò le spalle a Di Pietro. Questa argomentazione ci fa capire, chiaramente, che Bersani non ha chiuso le sue porte all’ex giudice a causa della sua opposizione alla politica di rigore finanziario intrapresa da Monti, ma solo perché egli aveva già progettato la sconfitta del centrosinistra. In questi giorni il giornale Svizzero Weltwoche, ha pubblicato un’intervista al biografo inglese di Mussolini, Nicholas Farrell, in cui egli sostiene che Grillo ha molti aspetti, nella sua personalità e nella sua idea politica, in comune con Mussolini. Egli parte dalla considerazione che anche Mussolini era di sinistra e che lo rimase per tutta la vita. Era il direttore del giornale Avanti, del partito socialista. Anche Grillo, pur essendo promotore di idee e politiche di sinistra è anche antidemocratico e odia i principi fondamentali della nostra costituzione. Diciamo che Bersani non è assolutamente all’oscuro di questa realtà, ma, anzi, la condivide e la sostiene. Il progressivo erodersi del fronte di centrosinistra, la sua scomparsa totale e definitiva era già contenuta “in limine” nello stesso progetto di unificazione di due forze assolutamente incompatibili, come il clericalismo ed il socialismo. La possibilità concreta di realizzazione di un tale programma di trasformazione dello scenario politico nazionale è frutto del riformismo sociale praticato sulle orme di un cristianesimo sociale tendente all’estremismo di destra. Infatti, oggi, appare evidentissimo, come queste politiche riformiste siano state perseguite e praticate proprio dai governi di estrema destra da cui l’Italia è stata governata in questi ultimi decenni. Lo scivolamento progressivo verso destra del Partito democratico è un’anomalia italiana dovuta all’assoluta predominanza del fattore clericale che agisce come strumento di collegamento e coesione di tutto l’ampio panorama politico nazionale. Destra e sinistra sembrano tanto simili ed inconfondibili, in quanto su di esse aleggia sempre lo stesso spirito unificante del clericalismo. La lenta ma inarrestabile discesa verso il baratro della dittatura, tanto temuto ed aborrito in Europa e nel mondo, è un fatto ormai spiegabile e chiaro come la luce del sole, di cui, gli organi di stampa stranieri, parlano apertamente. Grillo è stato definito dalla stampa estera come il più pericoloso personaggio politico attuale. La demagogia ed il populismo di Grillo è assai peggiore e temibile di quella di Bossi. Perché la lega nord aveva un radicamento solo nel nord Italia, mentre, il partito di Grillo ha una vocazione ed estensione nazionale. Se riflettiamo sul fatto che Berlusconi sta letteralmente sprofondando sotto al peso dei suoi guai giudiziari, che il destino del suo partito è legato alla sua persona, già siamo in grado di prevedere quale sia il partito che si avvantaggerà dell’implosione del PDL. Con un partito democratico votato al fallimento per disposizione della curia vaticana, Grillo ha già in mano le chiavi del potere assoluto. Un Clown, come definito dal capo del partito socialdemocratico tedesco Steinbrueck, non avrebbe potuto raggiungere un obiettivo di questa portata se non fosse stato strumento nelle mani di qualche grande organizzazione mondiale desiderosa di affondare la sua lama dentro alla carne viva della nazione. La propaganda che l’ambasciatore americano in Italia sta facendo per Grillo, come i recenti fatti di cronaca raccontano, non sono senza una plausibile spiegazione. L’accusa sollevata già da tempo a Grillo ed al suo braccio destro Casaleggio di essere affiliati alla massoneria americana del c.d. “Nuovo ordine mondiale”, non è casuale. Tutti sono a conoscenza della verità del fatto che nelle liste di M5S sono stati candidati tantissimi politici trombati degli altri schieramenti politici e che i giovani che vi sono stati inseriti sono, comunque, legati da rapporti di parentela strettissimi con gli stessi personaggi politici notissimi che hanno tenuto nelle loro mani i destini del nostro paese per anni. Senza questo particolare non di poco conto, Grillo non avrebbe avuto disco verde per poter ottenere quel successo impossibile da realizzare altrimenti. Strana concezione quella per cui per rendere più onesta la nostra classe politica, tanto corrotta da renderla più che sospetta di affiliazione mafiosa e camorristica, sia sufficiente imbottire il parlamento di giovani e donne. Un modo come un altro per aggirare l’ostacolo, evitando di risolvere il vero problema, quello della disonestà dei rappresentanti del popolo italiano in parlamento. L’impresa che attende Grillo non è dissimile da quella che ha portato alle vette del potere Bossi. Personalmente ho una mia personale convinzione che anche il suo tramonto personale non sarà dissimile. Infatti, gli italiani hanno tutti le stesse identiche caratteristiche, che non consentono loro di dominare i propri istinti di arricchirsi ai danni dell’erario pubblico, impossessandosi del tesoro dello Stato . Per questo iniziano sempre ad accusare ed attaccare coloro che già stanno al potere, sbraitando ed altercando contro la corruzione ed i corrotti e poi, dopo che si sono assisi al tavolo di Roma ladrona, finiscono per distinguersi come i peggiori parassiti mai conosciuti dalle cronache giudiziarie, la cui avidità di danaro e sete di potere rimarrà proverbiale nella storia contemporanea. Forse per ora, il disegno clericale di instaurare una nuova dittatura in Italia, da cui spremere incommensurabili risorse finanziarie, può ancora aspettare. Credo che il meccanismo di controllo e difesa della nostra costituzione siano in grado di reggere anche questo ennesimo ed estremo attacco e che la preparazione, l’intelligenza e l’integrità morale della nostra magistratura e della stampa libera tutta, unita agli strumenti di divulgazione di notizie ed opinioni che i nuovi ritrovati teconologici ci offrono oggi, possano fare la differenza, in questa lotta tra forze spietate e feroci determinate ad abbattere le istituzioni democratiche e gli apparati istituzionali preordinati alla loro difesa e tutela. Purtroppo, esiste il problema irrisolvibile che il principio democratico consente solo una sua autoprotezione ma non la possibilità di costruire un’alternativa conforme alle sue esigenze. Questo potere, infatti, spetta al popolo chiamato ad esprimere la sua volontà al riguardo. Se, come risulta dall’esito delle numerose e recenti consultazioni elettorali, il popolo si ostina a proporre soluzioni che sono peggio del male che si doveva curare, le speranze di salvare l’Italia dalla rovina sono assai scarse. Alla base di tutto incide, soprattutto, un problema di decadenza culturale che abbraccia e coinvolge lo stesso sistema scolastico nazionale che non consente, sia l’adozione di un valido e serio programma formativo per gli studenti, ma, tanto meno, la possibilità di emergere ai veri meritevoli. Nel mondo del lavoro questo gravissimo difetto è destinato a moltiplicare i suoi devastanti effetti, a causa del fatto che le norme di garanzia esistenti nel pubblico, nel privato non possono neppure essere invocate. Per questo assai semplice motivo, la tanto sbandierata superiorità del privato nei confronti del pubblico è e rimane solo una favoletta esilarante. L’Ocse non cessa mai di sottolineare queste gravissime deficienze del sistema scolastico italiano finito, ormai, nelle classifiche mondiali agli ultimissimi posti. Non è un caso che anche per quanto riguarda la corruzione politica l’Italia sia stata classificata dall’Ocse ai livelli dei peggiori paesi del terzo mondo incivilizzato. Se anche un governo tecnico, a guida di un luminare delle scienze economiche come Monti, ha dato prova di incoerenza ed inettitudine tale da far aumentare il debito pubblico ad un ritmo impressionante, mentre procedeva nelle sue politiche di lacrime e sangue e di tagli vertiginosi alle spese della pubblica amministrazione, in specie agli stipendi degli statali, come hanno sempre e solo fatto tutti i governi che lo hanno preceduto, vorrà significare qualcosa credo! Qualunque sovrano d’Europa, anche del secolo XVI, non avrebbe fatto peggio di lui, con le sue politiche dirette ad arricchire i già ricchi ed impoverire i sempre più poveri. Questi risultati, infatti, non sono difficili da realizzare, essendo assai più importante e meritevole, conseguire l’effetto opposto, cioè quello di produrre benessere generalizzato, portando le classi meno abbienti al livello di quelle benestanti, eliminando la disoccupazione non aumentandola. Il bisturi non viene usato dai politici illuminati ma da quelli oscurantisti, le cui capacità di fare del male non richiedono tanta scienza e conoscenza. Il patrimonio culturale italiano si è depauperato in misura rilevantissima, a causa del nepotismo e della corruzione. Il declino nazionale non è una semplice causalità. Trova una sua profonda spiegazione proprio nella mancanza di serietà ed onestà nella vita pubblica e privata. I maggiori responsabili sono proprio gli educatori, coloro che hanno responsabilità di comando e di formazione. All’apice vi si trova proprio l’apparato clericale, da cui, in Italia, tutti gli altri poteri discendono. Non è un caso che in Europa, proprio il paese più cattolico, sia anche quello più corrotto. Il nuovo Papa è stato appena eletto. E’ di origini italiane ma di nazionalità argentina, si tratta di un Papa sudamericano ed appartiene all’ordine dei gesuiti. Dalla ritualità, al simbolismo del comportamento successivo all’elezione, alle dichiarazioni esplicite rivolte ai cardinali ed ai fedeli, si desumerebbe un impegni diretto a costruire un Chiesa ben diversa da quello finora conosciuta. Cioè meno venale e più spirituale. Libera dalle incrostazioni della mondanità nelle quali si è crogiolata nei millenni della sua lunga esistenza. A sentire le sue parole, sembrerebbe che il seme lanciato da Papa Albino Luciani non sia stato perso in modo definitivo e che questo Papa Francesco abbia tutta la buona volontà di farlo germogliare e far crescere un albero forte e rigoglioso. Ma esiste, come sempre, un dubbio grande come il mondo stesso, che, di per se, renderebbe ridicole le analogie con il suo predecessore deceduto solo dopo pochi giorni di pontificato, tra mille sospetti e mai chiariti misteri. Parrebbe che costui, allora card. Bergoglio, sia stato connivente con il dittatore argentino Videla. Un prelato che predica la povertà della chiesa, che viaggia nei mezzi pubblici, che da Papa rinuncia alle manifestazioni più appariscenti della magnificenza sovrana del suo sommo potere di capo della cristianità, tale da rendere spontaneo un accostamento con la nobile figura di Albino Luciani, si viene a scoprire essere il braccio spirituale di una feroce dittatura? Se anzichè di un santo si trattasse di un uomo scelto apposta per il caso italiano, in cui già si teme, da molti anni, l’avvento al potere di un nuovo duce, a cui il popolo italiano intenderebbe rimettere tutti i suoi poteri sovrani? Vallo a capire questo mondo! Meglio fare e pensare come Galileo “Eppur si muove!”.