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Putin e il premio Nobel

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Di Andrea Atzori
 
 
Dopo gli scontri duri di ieri ad Odessa, tra manifestanti pro Kiev e filorussi, in cui si sono contati alcuni morti e parecchi feriti, ci sono stati sviluppi assai tragici nella notte scorsa.
 
 In un palazzo in cui si erano riuniti gli attivisti filorussi, è scoppiato un incendio provocato da bombe molotov lanciate dagli estremisti del "settore destro" di Svoboda, l'organizzazione di estrema destra filonazista, usata dagli USA per rovesciare il governo di Yanukovich. I morti sono stati 42 e numerosi i feriti. L'esercito ucraino di Turcinov, procede spedito verso la normalizzazione. 
Stanno cadendo, una ad una, tutte le città in mano ai rivoltosi, mentre il tributo di sangue pagato cresce sempre più a dismisura. La rivoluzione filorussa finisce amaramente, soppressa dal cruento scontro bellico con un esercito armato ed equipaggiato dalla Nato, mentre la Russia, dopo avere ritirato le sue truppe dalla frontiera, pare intimorita dinanzi alla tragedia da cui viene investita e dall'incipiente destino catastrofico che l'attende. Ha preferito ordinare la liberazione degli ispettori OSCE, che sono stati prontamente, rilasciati dai gruppi di resistenti che li tenevano prigionieri.
 A situazioni invertite gli occidentali non avrebbero atteso neppure un attimo a scatenare l'inferno. Vengono confermati pienamente, quei caratteri psichici disegnati dagli psichiatri incaricati dal governo degli Stati Uniti, che individuano in Putin un soggetto insicuro. Per tre volte ha inviato un imponente esercito alla frontiera con l'Ucraina per poi ritirarlo, dopo pochi giorni, facendolo rientrare nelle sue caserme.
 
 Molto probabilmente, è anche spinto dal desiderio, dettato da vanità, di potersi fregiare del premio Nobel per la pace a cui è candidato, assieme al suo amico Bergoglio. 
 
Finirà come per la guerra in Siria, in cui nonostante fosse chiaro che le armi chimiche siano state usate dai ribelli, Putin ha convinto Assad a consegnare il suo arsenale alla Nato. Nonostante ciò, gli attentati continuano ed il solito accusato è sempre Assad, anche se l'arsenale è passato di mano al suo avversario. Insomma, un intervento militare diretto Nato sulla Siria non solo non è scongiurato, ma risulta sempre più probabile. 
Putin non si opporrà e lascerà agli americani libertà di fare il loro sporco lavoro di radere al suolo le città della Siria, riportandole all'età della pietra. E' sempre lo stesso Putin del caso di affondamento del sommergibile Kursk da parte degli americani. Azzerò lo Stato maggiore dell'esercito e sostituì il ministro della difesa, pur di potersi accordare con Clinton per una marea di soldi.

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