Di Andrea Atzori
Le accuse incessanti mosse dalle potenze occidentali al regime siriano di Bashar al-Assad, di avere provocato una catastrofe in Siria, come conseguenza della resistenza opposta alla guerra c.d. umanitaria, scatenata dalle orde fameliche di guerrieri terroristi, armati ed equipaggiati dagli americani, hanno prodotto come effetto, quello di intensificare le pressioni della Russia di Putin, nei confronti del presidente siriano, affinchè si rendesse disponibile al dialogo con gli avversari schierati militarmente, in prospettiva di una sua possibile uscita di scena a favore delle opposizioni c.d democratiche.
Con il suo discorso, rivolto alla nazione, Assad, ha dato una risposta chiara alle domande a lui indirizzate dalle superpotenze che reggono i destini del mondo. Egli afferma di non accettare alcuna forma di imposizione da parte di combattenti nemici della Siria, al soldo di Stati stranieri, mercenari appartenenti alle più temibili organizzazioni terroristiche tuttora in piena attività effettiva, formati ed equipaggiati, allo scopo dichiarato ed esclusivo, di rovesciare il suo regime ed introdurre, ai vertici del potere, uomini selezionati dagli americani.
Al contrario afferma di essere disponibile all'instaurazione di un nuovo organismo, una Conferenza nazionale «per redigere una nuova Costituzione che verrà sottoposta a referendum, al quale seguiranno elezioni politiche». «Solo il dialogo nazionale porterà la Siria fuori da una crisi senza precedenti». Queste sono le dichiarazioni del presidente siriano, a conclusione di una conferenza stampa trasmessa dalla televisione e seguita da una moltitudine di suoi sostenitori che gridavano il suo nome e quello del loro martoriato paese.
Non è stata la risposta che gli occidentali si aspettavano, per il solo fatto che la loro imposizione era semplicemente un ultimatum, prendere o lasciare: Assad deve andarsene, sottomettersi alla giustizia americana e dei suoi alleati, per essere processato e condannato per i suoi crimini, cioè morire. Ma costui non accetterà mai tali condizioni sine qua non, perchè capisce che questo significa pretendere per forza la sua pelle. Se deve morire, egli preferisce farlo sul campo di battaglia, da uomo libero e non da prigioniero. Inoltre, il suo appello per un confronto elettorale, controllato da una assemblea nazionale, senza interventi indebiti di potenze straniere, pare essere pienamente ed integralmente saggio, giusto ed accettabile.
Infatti, libere elezioni non possono essere illegittime e non cristalline, solo perchè si sa in anticipo che il suo popolo lo rieleggerebbe presidente subito! Insomma, per gli occidentali, quelle elezioni per essere democratiche ed espressione della volontà popolare, possono avere un solo esito, quello di esaudire le dichiarazioni d'intenti degli americani, cioè mandare al potere le persone da loro prescelte, in quanto legati a doppia mandata, con l'amministrazione Obama. Sono assai perplesso nel credere che anche i Russi vogliano, od anche solo accettino di sottomettersi e piegarsi a tali ricatti. Anche Putin si trova nella stessa identica situazione di Assad, accusato di essere eletto non democraticamente e, pertanto, non legittimato a stare al potere, in quanto frutto marcio, prodotto da un sistema politico autoritario ed illiberale.
Tra non molto tempo, anche Lui si troverà a dover arginare una rivoluzione fomentata dagli americani, ad arte, per poterlo destabilizzare. Per non parlare della Cina, accusata di essere retta da un governo di stampo comunista. Questo timore USA di raccogliere la sfida lanciata da Assad può essere interpretata solo nel senso che la volontà del popolo siriano, lasciato libero di scegliere, non coincida con i desiderata della governance americana.
Ma che diritto hanno costoro, in base al quale pretendere d'imporre la loro volontà alla Siria? Il concetto che l'occidente dimostra di avere della democrazia è molto strano. In pratica si conferma il postulato secondo cui ogni regime, nessuno escluso, anche quelli in vigore nei paesi occidentali, sono nient'altro che espressione delle credenze religiose imperanti in ciascuno di essi. Solo che, queste guerre dichiarate contro i mussulmani, combattute strenuamente con grandi spargimenti di sangue, sono mirate ad una conversione forzata degli arabi alla religione cristiana.
Sarebbe questo l'unico modo attraverso cui potrebbe avverarsi la volontà dei paesi retti secondo i principi della loro religione, quella cristiana. Insomma, è inutile negarlo, in pieno secolo XXI°, siamo precipitati in una nuova guerra di religione, uguale e pari a quelle delle antiche crociate medioevali. A convincermi in questa idea è soprattutto, la constatazione che, dopo la rivoluzione combattuta in nord Africa, tutte le elezioni ed i referendum ivi tenuti, hanno decretato la vittoria dei partiti di ispirazione religiosa mussulmana. In Egitto, Mohamed Morsi, dopo la sua vittoria nelle liste dei fratelli mussulmani, ha già reintrodotto, un tipo di regime identico a quello di Hosni Mubarak.
Le c.d. opposizioni, cioè quelle che, dopo la vittoria rivoluzionaria, auspicata e sostenuta dagli americani, si sono accaniti anche contro il nuovo presidente che si arrogava poteri assoluti, hanno dovuto accettare la volontà della maggioranza del popolo egiziano, che dopo un referendum ad hoc, ha legittimato la decisione di Morsi di posizionare il suo potere al di sopra di quello del parlamento; in pratica non riconoscendo quel sistema democratico vigente in occidente, ispirato da principi di libertà formali, ma in sostanza costretto entro precisi binari disegnati e messi in posa da una classe dirigente di stretta osservanza religiosa cattolica o protestante.
Non si comprende, inoltre, se in base alla pretesa e rivendicata, superiorità del sistema politico occidentale nei confronti di quello di altri popoli appartenenti a civiltà diverse, gli assolutismi e le dittature, fino a non molto tempo imperanti, anche nella metà occidentale del pianeta, basta pensare al Cile di Pinochet, non abbiano meritato un identico trattamento a quello riservato ad Assad e company.
Il motivo è assai chiaro. Basta riflettere che la sanguinaria dittatura di Pinochet, fu voluta proprio dagli Usa per arginare la penetrazione degli ideali socialisti in Sud America. Ed infatti, Pinochet cadde non in seguito ad una guerra scatenata contro di lui dagli USA, ma per sue spontanee dimissioni, dopo il crollo dell'Unione sovietica. Anche dentro alla comunità islamica si sono create delle discriminazioni tra nazioni amiche agli USA, come l'Arabia Saudita, il cui regime non è sicuramente più democratico di quello da sempre costituito in Siria, ed altre, la cui disavventura consisteva solo nel fatto di non essere gradite allo Stato che si atteggia a guardiano del mondo.
Insomma, la Siria sta pagando per la sua estrema importanza geo-strategica in medio oriente, per essere alleata della Russia, come l'Iran e per le sue immense risorse energetiche, come il gas. Pertanto, la guerra in Siria, nonchè camuffata da guerra santa contro le dittature oppressive dei diritti umani, è da considerare per quello che in realtà è, una dichiarazione, neanche tanto sottintesa e velata, di guerra alla Russia ed alla Cina.
La mia convinzione è che nel diritto internazionale non esiste alcuna legge che autorizzi espressamente, uno Stato od una coalizione di Stati, a sopprimere, con la violenza delle armi, il legittimo governo di un altro Stato, solo in quanto informato a sistemi politici non tollerati da costoro. Il mondo islamico è sotto accusa in quanto, i principi della sua religione non sono giudicati conformi alla visione che i governanti europei od americani hanno scelto per se stessi, nel rigido rispetto dei loro principi religiosi, che però sono diversi od antitetici a quelli degli islamici.
Insomma, in queste guerre atroci e senza esclusione di colpi, ritroviamo tutti gli elementi degli scontri di civiltà che hanno contrassegnato tutta la storia medioevale del vecchio continente. L'attacco definitivo della Nato contro il piccolo Stato siriano sembra pronto. Con le accuse di colpi di mortaio lanciati contro il territorio turco, fondate solo sulla parola dei rivoltosi, cioè i terroristi di Al Qaida, è stato giustificato il dispiegamento dei missili Patriot, lungo il confine tra i due paesi. Altre artificiose accuse ad Assad, sull'uso di armi chimiche contro il suo stesso popolo, espresse dalla stessa fonte inaffidabile, hanno fatto decollare la campagna mediatica americana, che ha spinto la Russia di Putin a pressare sul suo alleato per piegarsi ad una soluzione politica.
La risposta di Assad è già arrivata. Chiara e semplice. La reazione Usa è già scontata in limine. Questo conflitto promette essere di non facile soluzione. Anzi c'è da aspettarsi che l'incendio, più che essere circoscritto, minacci ancor più di estendersi. Nella lista d'attesa, nel taccuino dei giustizieri universali c'è già il vicino Iran, contro cui, sia gli Usa che Israele, hanno più di un conto in sospeso. Il cielo all'orizzonte è molto cupo e non promette niente di buono. Staremo a vedere l'evoluzione degli eventi.
N.B.
Ho voluto riproporre questo articolo, scritto in tempi in cui, la guerra in Siria veniva giustificata dagli USA, sulla base di ragionamenti che chiamavano in causa i principi di libertà e democrazia a cui il regime di Bashar Al Assad non sarebbe stato conciliabile. Oggi, che i ribelli terroristi armati dagli USA per condurre una guerra per procura, si sono trasformati in una delle potenze più nemiche dell'occidente ed un fattore di rischio incalcolabile per gli equilibri geostrategici planetari,si assiste ad una trasformazione radicale degli assetti di forza nel conflitto siriano. L'ISIS di AL Bagdadi, diventa il vero nemico n.1 e Assad assume il ruolo di ago della bilancia in un conflitto tra civiltà, in cui gli Stati Uniti d'America, assumono il ruolo di entità dal vago sapore satirico e burlesco. La mia opinione personale è che Assad farebbe bene a non fidarsi troppo degli americani, come sempre inaffidabili e privi di moralità. Se, come sembra, venissero autorizzati da Assad, a intervenire in Siria con il pretesto di condurre una guerra contro l'Isis, quasi di sicuro calerebbero da subito la maschera con il volto d'agnello per assumere le sembianze del Lupo selvaggio e feroce che sono. Perchè il loro obiettivo, non è Al Bagdadi, ma la Siria, del cui territorio si vogliono servire per invadere la Russia e la Cina. Facilmente, questa brutta storia degli stermini perpetrati in Iraq dal movimento terrorista del nuovo Al Quaeda, sono stati programmati di proposito dalla CIA allo scopo di far credere che un altro gravissimo pericolo incombente, possa far passare in un secondo piano lo scontro armato con la Siria. Un nuovo cavallo di Troia escogitato per varcare le mura della roccaforte siriana. Il presidente siriano Assad farebbe bene a diffidare fortemente di queste nuove insidie rappresentate dallo pseudo rischio di un'avanzata dell'integralismo islamico in Iraq. Gli USA sono una potenza infida, capace di qualunque misfatto pur di raggiungere i propri obiettivi, cioè il dominio sul mondo intero.